Giga a quattro a Connio di Carrega
Oggi la pratica musicale e di ballo che ha forse maggiori relazioni con una parte della produzione paganiniana di possibile ispirazione popolare si trova nell’alta Val Borbera, un tempo Liguria, nel cuore delle “Quattro Province”.
L’espressione “Quattro Province” è stata coniata dagli etnomusicologi negli anni ’70 e si riferisce al tratto appenninico condiviso dalle province di Pavia, Piacenza, Genova e Alessandria che per secoli è stato via naturale di comunicazione e commercio tra la pianura pavese e la costa genovese.
Su queste mulattiere sono transitate non solo merci, ma anche pratiche musicali e coreutiche le cui tracce sono ancora visibili oggi. Si ritiene per esempio che le alessandrine e le monferrine documentate a Genova sin dagli ultimi anni del XVIII secolo, siano arrivate sulle montagne all’inizio dell’ottocento attraverso la via del sale, forse per opera di leggendari pifferai come “Il Draghin”.
Il XX secolo, con le migrazioni di massa, ha segnato in profondità questo territorio, spopolando interi paesi e trasformando terreni coltivati in boschi di querce e faggi. Nonostante questo processo inarrestabile, l’alta Val Borbera ha saputo mantenere un profondo legame con le famiglie emigrate a Genova che, soprattutto in estate, ritornano nei vecchi borghi.
Proprio la festa a ballo, tra i vari momenti di aggregazione, assolve un ruolo centrale nel rivitalizzare il senso di appartenenza e di comunità e rende possibile ancora nei nostri giorni il perdurare di importanti legami con territori, storie, racconti e suoni del passato.
Nell’organico strumentale troviamo il piffero (un oboe popolare ad ancia doppia) e la fisarmonica (che prende il posto della più antica musa).
Accanto a suonate più “moderne”, come valzer, polca e mazurca, si possono ascoltare e ballare anche gighe, alessandrine, monferrine, perigordini, oltre alla “povera donna”, un ballo a carattere pantomimico.

